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Noto Sicilia vivi noto

Noto Sicilia

 

L’11 gennaio del 1963 la Sicilia orientale subì un violento terremoto che causò la distruzione di oltre 45 centri abitati, sparsi su una superficie di circa 5600 km², e circa 60.000 vittime; terremoto seguito da un maremoto che interessò le coste ioniche della Sicilia.

Tra i centri abitati ad essere distrutti, mentre era nel suo pieno splendore, vi fu anche Noto.

Giuseppe Lanza, duca di Camastra, nominato Vicario generale per la ricostruzione del Val di Noto, stabilì di ricostruire la città di Noto sull’altopiano del monte Meti, ad un’altitudine di 152 mt. sul livello del mare, più a valle rispetto alla Noto distrutta, che era sul monte Alveria, e quindi più vicina al mare.

L’aristocrazia e il clero impiegarono ingenti capitali per la ricostruzione della città, il cui progetto era predisposto su due livelli: Noto alta e Noto bassa, perché costruita sul pendio del del Monte.

Il primo, realizzato sulla parte alta sulla collina, è detto “ Pianazzo “, Cianazzo in dialetto, dove vennero realizzati edifici popolari mentre. Il secondo, riguarda Noto bassa, quella monumentale dove furono costruiti i palazzi nobiliari e le strutture religiose.

Mentre Noto bassa si sviluppa secondo l’asse est-ovest ove insistono tre piazze e i principali edifici della Città, Noto alta ha un impianto a scacchiera sviluppandosi sull’asse nord-sud.

I lavori furono commissionati ai migliori architetti dell’epoca, ed i maestosi ed imponenti monumenti esistenti sono il risultato dei progetti redatti da diversi architetti anche locali, quali Paolo Labisi, Rosario Gagliardi, Antonio Mazza, Vincenzo Sinatra, realizzati dall’opera di capimastri, scalpellini e maestranze locali che intagliarono la tenera pietra locale, di tipo calcareo; pietra che cambia colore, dal rosato al dorato, al variare dell’intensità della luce del sole. Gli architetti nel progettare gli edifici, giocarono con le prospettive, con le linee delle facciate, con le decorazioni delle mensole, dei balconi e dei parapetti, tale da creare uno spazio scenografico unico.

Per la particolarità dello stile architettonico dei suoi monumenti, per la maggiore ubicati nella parte centrale della città, Noto è stata finita “capitale del Barocco “. Nel 2002 l’UNESCO ha dichiarato il suo centro storico “Patrimonio dell’Umanità” assieme ad altre città del “ Val di Noto “, costruite sempre con stile tardo barocco.

Val di Noto perché la Sicilia era divisa in tre valli; delle quali una di Noto perché il suo territorio era vastissimo. Tale estensione l’ha mantenuto successivamente, infatti ora è il primo comune siciliano per estensione territoriale ed il quarto a livello nazionale.

La strada principale di Noto è corso Vittorio Emanuele che inizia oltrepassando la Porta Ferdinantea, dopo aver percorso il viale alberato e la villa comunale.

Porta Ferdinantea

La Porta Ferdinantea, conosciuta come Porta Reale, venne costruita in occasione della venuta nel 1838 del re Ferdinando II di Borbone, su progetto dell’architetto Orazio Angelini, per volere del marchese di Cannicarao. A ricordo, nella parte interna della struttura, a forma di arco, su un lato venne impresso lo stemma della citta di Noto e dall’altro lo stessa dei Cannicarao. Sulla parte superiore della porta si notano una torre, che indica la fortezza; un pellicano, simbolo dell’abnegazione, della generosità; un cane cirneco attestante la fedeltà dei Netini.

Piazza Immacolata

Poco distante, sul lato destro, si apre piazza Immacolata sovrastata dalla statua della Madonna dell’Immacolata che vigila. Alle spalle della Statua si trova il monastero dei Francescani dei Frati Minori Conventuali destinato, successivamente, a sede del liceo scientifico “ Ettore Maiorana”. Un po più a sinistra al termina di un’imponente scalinata a tre rampe, vi è la chiesa di S. Francesco d’Assisi all’Immacolata.

Chiesa di S. Francesco d’Assisi all’Immacolata

La chiesa di S. Francesco d’Assisi all’Immacolata elevata nel 2019 a Santuario Mariano. Il santuario, su progetto del Gagliardi, venne costruita nel Settecento.

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